[143,1]
143 Che vuol dire che fra tanti imitatori che si sono
trovati di opere e di scrittori classici, nessuno è pervenuto ad occupare un
grado {di fama} non dico uguale, ma neppur vicino a
quello dell'imitato? Non è già verisimile che essendo più facile l'inventis
addere, e il perfezionare una cosa inventata, che l'inventarla già perfetta, ed
essendoci stati molti imitatori di sommo ingegno, massimamente in
italia in un tempo dove l'imitare era cosa di moda, e
perciò diveniva occupazione anche dei migliori (come Sanazzaro imitator di Virgilio, il Tasso del Petrarca ec.), non
si sia mai data nessun'imitazione che almeno agguagli l'opera imitata, e per
conseguenza meritasse un posto compagno a quello dell'originale. Ma il fatto sta
che in materia di letteratura o di arti, basta accorgersi dell'imitazione, per
metter quell'opera infinitamente al di sotto del modello, e che in questo caso,
come in molti altri, la fama non ha tanto riguardo al merito assoluto ed
intrinseco dell'opera, quanto alla circostanza dello scrittore o dell'artefice.
Laonde, o imitatori qualunque vi siate, disperate affatto di arrivare
all'immortalità, quando bene le vostre copie valessero effettivamente molto più
dell'originale.