[1445,2] I trionfi presso i Romani erano vere feste
nazionali, benchè non anniversarie. Nè faceva alcun danno che forse la principal
parte dell'onore di quella festa fosse renduto a un uomo vivo. 1. Non era egli
che se lo decretava, nè una truppa di servi e di adulatori che glielo concedeva,
ma il senato ec. uguale a lui ec. 2. Per quanto egli fosse potente, non era mai
più potente del popolo, {che celebrava la festa;} anzi
era in istato di tornare un giorno o l'altro come qualunque privato. 3.
L'esempio suo non era inimitabile ai romani, a' quali tutti era aperta la
carriera degli offici pubblici. 4. Bench'egli facesse la principal figura, la
festa era però nazionale, perchè concerneva le vittorie riportate dalla stessa
nazione sopra i nemici suoi propri, e non {{quelli}} del
Generale. 5. Il Generale era un
1446 vero
rappresentante della nazione, perch'eletto da essa ec. e non rappresentante del
principe, o rappresentante, come dicono, di Dio. 6. Questo era in somma un
premio che la nazione libera e padrona concedeva spontaneamente a un suo
suddito, e quindi l'effetto di dette feste, era quello dei grandi premi che
eccitano alla emulazione, ed animano col desiderio e la speranza di conseguirli.
Ma le feste di un principe vivo, quando anche fossero decretate dalla nazione,
sarebbero decretate dalla nazione suddita al suo padrone, il che avvilisce
l'idea del premio, massime sapendo bene che il principe poco si cura di questa
ricompensa de' suoi servi; nè può destar l'emulazione, e animare colla speranza,
sapendosi che molto maggiori meriti non potrebbero conseguir quell'onore ec. che
si concede al principe solo, o a qualcuno da lui scelto, e sua creatura, e il
cui merito per esser così onorato, dipende dalla sua volontà ec. ec.
Trionfo presso i Romani.