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Ora quell'ἔρις che Esiodo dice essere un dono degli Dei per promuovere il bene e l'accrescimento degli uomini,
si può dire che sia tolta di mezzo fra le nazioni, e quasi anche fra
gl'individui. Una volta le nazioni cercavano di superar le altre, ora cercano di
somigliarle, e non sono mai così superbe come quando credono di esserci
riuscite. Così gl'individui. A che scopo, a che grandezza a che incremento può
portare questa bella gara? Anche l'imitare è una tendenza naturale, ma ella
giova, quando ci porta a cercar la somiglianza coi grandi e cogli ottimi. Ma chi
cerca di somigliare a tutti? anzi perciò appunto sfugge di somigliare ai grandi
e agli ottimi, perchè questi si distinguono dagli altri? Quando saremo tutti
uguali, lascio stare che bellezza che varietà troveremo nel mondo, ma domando io
che utile ce ne verrà? Massimamente alle nazioni (perchè il male è naturalmente
più grande nei rapporti di nazione a nazione, che d'individuo a individuo) che
stimolo resterà alle grandi cose, e che speranza di grandezza, quando il suo
scopo non sia altro che l'uguagliarsi a tutte le altre? Non era questo lo scopo
delle nazioni antiche. E non si creda che l'uguagliarsi nei costumi e nelle
usanze, senza però volersi uguagliare nel potere nella ricchezza nell'industria
nel commercio ec. non debba influire sommamente anche sopra queste altre cose,
influendo sullo spirito generale della nazione. Poco dopo che
Roma fu divenuta una specie di colonia greca in fatto
di costumi e letteratura, divenne serva come greci.