[1522,2] Gli argomenti ch'io tiro dalla considerazione della
grazia, in ordine al bello, sono giusti, e giustamente dedotti; e si può
argomentare dalla
1523 grazia al bello o viceversa, e
le teorie dell'uno e dell'altra comunicano e dipendono scambievolmente, hanno
principii comuni, ed elementi comuni, e son quasi due rami di uno stesso tronco;
e ciò in questo senso. Il bello è convenienza, la grazia un contrasto, cioè una
certa sconvenienza, o almeno un certo straordinario nelle convenienze. Se dunque
la sconvenienza è relativa, lo è anche la convenienza; se dunque la grazia è
mutabile, se ciò ch'è grazia per l'uno, non lo è per l'altro ec. ec. ec. tutto
ciò si dovrà pur dire del bello. Così anche viceversa. E se la tal cosa ad altri
pare straordinaria nelle convenienze, ad altri no, {ec. ec.
ec.} dunque l'idea della convenienza è relativa. Io posso pertanto
cavare indifferentemente le mie ragioni sì dall'esame della grazia, come da
quello del bello, per mostare, che quella o questo non è assoluto, e per
qualunque altro scopo di simil natura ec. {+Dalla grazia si può dunque argomentare alla bellezza,
per una ragione e in un modo simile a quello in cui dal brutto si argomenta
al bello, e dalla teoria dell'uno risulta quella dell'altro; e così accade
in tutti i contrarii.}
(19. Agos. 1821.).