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[1595,1]  Ora domando io. Sono vantaggi o non sono, la bellezza, l'ingegno ec. ec.? La virtù ec. un certo buon ordine ec. ec. sono o non sono voluti dalla natura? (Questo è certo, perchè il fanciullo e il giovane v'è sempre inclinato). Che strana contraddizione è dunque questa che nello stato di società i vantaggi naturali e acquisiti sieno quasi assolutamente incompatibili colla bontà de' costumi? che per trovar questa, bisogni  1596 desiderare che il tale o tal altro sia brutto, sciocco ec. ec.? anzi che la maggior parte degli uomini, e tutti, se fosse possibile, fossero tali pel bene del mondo? (I devoti sogliono infatti chiamar favori e benefizii di Dio, questi e altri tali svantaggi). Che vuol dir tutto ciò? che lo stato sociale è contraddittorio colla natura, e con se stesso. Giacchè esso stesso non può sussistere senza la virtù e la morale, unico legame degli uomini, e {sola} sufficiente garanzia dell'ordine e della società ec. e queste non possono stare con un'altra cosa che è parimente necessaria al bene della società, vale a dire i vantaggi e i beni individuali. Quello che dico degl'individui dico anche delle nazioni. È noto come la giustizia ec. ec. sogliano essere osservate dalle nazioni e principi deboli o infelici ec. e trascurate affatto dalle altre, e da esse stesse appena arrivano alla felicità e forza, come accadde a Roma. (31. Agosto 1821.).

1952,1Roma