[1741,2] Le circostanze mi avevan dato allo studio delle
lingue, e della filologia antica. Ciò formava tutto il mio gusto: io disprezzava
quindi la poesia. Certo non mancava d'immaginazione, ma non credetti d'esser
poeta, se non dopo letti parecchi poeti greci. {+(Il mio passaggio però dall'erudizione al bello non fu
subitaneo, ma gradato, cioè cominciando a notar negli antichi e negli studi
miei qualche cosa più di prima ec. Così il passaggio dalla poesia alla
prosa, dalle lettere alla filosofia. Sempre assuefazione.)} Io non
mancava nè d'entusiasmo, nè di fecondità, nè di forza d'animo, nè di passione;
ma non credetti d'essere eloquente, se non dopo letto Cicerone.
1742 Dedito tutto e
con sommo gusto alla bella letteratura, io disprezzava ed odiava la filosofia. I
pensieri di cui il nostro tempo è
così vago, mi annoiavano. Secondo i soliti pregiudizi, io credeva di esser nato
per le lettere, l'immaginazione, il sentimento, e che mi fosse al tutto
impossibile l'applicarmi alla facoltà tutta contraria a queste, cioè alla
ragione, alla filosofia, alla matematica delle astrazioni, e il riuscirvi. Io
non mancava della capacità di riflettere, di attendere, di paragonare, di
ragionare, di combinare, della profondità ec. ma non credetti di esser filosofo
se non dopo lette alcune opere di Mad. di
Staël.