[1867,1] Similmente il giovane istruito da' suoi studi,
dall'educazione ec. sulla natura degli uomini, e sulla diffidenza che bisogna
sempre
1868 averne, sarà veramente impossibile, che
quantunque persuaso di ciò, prima dell'esperienza, applichi queste teorie alle
persone che lo circondano, ch'egli ha da gran tempo conosciute, ch'è avvezzo a
riguardar come buone, di cui non ha fatto alcuna prova sfavorevole, e di cui non
sa nulla in contrario. Sarà anche impossibile che le prime persone a cui si
avverrà nell'entrare in carriera, e colle quali avrà che fare, egli le
sottoponga nella sua opinione, al rigore della teoria degli uomini che gli è
stata insegnata. Insomma sarà impossibile che prima dell'esperienza, egli non
faccia sempre decisa eccezione dalla teoria generale in favore delle persone che
gli appartengono, lo circondano, o con cui per prime s'incontra. Ma dopo due o
tre esperienze, s'egli ha talento, termina di eccettuare, si persuade che il
generale si avvera ne' particolari, divien pratico degli uomini, le sue teorie
applicate alla pratica gli servono effettivamente al saper vivere; ed egli non è
più capace d'illusioni individuali intorno agli uomini, siccome già da principio
non era
1869 capace d'illusioni generali. Ma il giovane
di poco talento, sebbene allo stesso modo istruito e persuaso, non lascerà mai
dopo le più chiare e replicate esperienze di eccettuare ciascun caso
particolare, e ciascun individuo che abbia apparenza contraria alle sue teorie,
dalla regola generale; non conoscerà mai i rapporti della teoria colla pratica,
di ciò ch'egli sa con ciò ch'egli esperimenta, o deve sperimentare; non saprà
mai applicare la scienza alla pratica, e credendo fermamente di non doversi
fidar di nessuno, non troverà mai nessuno del quale non giudichi conveniente e
giusto il fidarsi. {+Puoi vedere in tali
propositi l'avvertimento 23. (al. 26.) del Guicciardini, e la prima delle Considerazioni
civili di Remigio
Fiorentino sopra le Historie di F.
Guicciardini.}