[1903,2]
Alla p. 1880.
L'uomo, per molto che sia dissipato, convive sempre più con se stesso che cogli
altri, o con verun altro, e quindi è più abituato alle qualità proprie, che alle
altrui, o a quelle di chiunqu'altro. Perciò non v'è qualita[qualità] umana così straordinaria per l'uomo, come quelle
che sono contrarie alle proprie. Ben è vero che questo effetto va in proporzione
della maggiore o minore abitudine che l'uomo ha o con se stesso, o con la
società. Del resto è noto che l'uomo giudica
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sempre più o meno gli altri da se stesso; che per quanto sia filosofo e pratico
del mondo, e quasi anche dimentico di se stesso, sempre ricade lì; che il
vizioso non crede alla virtù, nè il virtuoso al vizio; che secondo le mutazioni
a cui soggiace il carattere di ciascun individuo, si diversifica il giudizio e
il concetto abituale ch'egli forma degli altri ec.
1880,22045,1Inclinazione dell'uomo a misurar gli altri da se
stesso.Macchiavellismo di società.1880,2