[2202,2] 4. Sebbene il Forcellini di quęro e quęso faccia due verbi, ed al primo dia il perf. sivi, e sii, col supino situm, al secondo dia gli stessi perfetti, ma neghi il supino,
nondimeno è chiaro che tanto i detti perfetti, quanto il supino e participio non
sono in verità di quaero, ma di quęso. Questo quęso, dice il Forc. è idem quod quaero: quemadmodum dicebant
arbosem, casmen, Valesii, asa, etc. pro
arborem, carmen, Valerii,
2203 ara
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, etc. Dunque se quaeso è corruzione di quęro, quęsitus non è che
corruzione di quęritus; quello dunque è participio di
quęso (cioè di un verbo corrotto da quęro), e questo cioè quęritus è il proprio participio di quęro;
dunque quęritare è lo stesso che se si dicesse quęsitare, e non osta niente di più alla mia regola;
ed è formato nè più nè meno secondo essa, come qualunque altro continuativo o
frequentativo (ch'egli può per la sua forma esser l'uno e l'altro); {+ed è regolare come venditare da vendere;} dunque in
luogo ch'egli dimostri magagna o eccezione nella mia regola, questa anzi aiuta a
conoscere e determinare la vera natura, la vera origine e formazione di questo
antico verbo (e forse popolare), e l'antico e proprio participio di quęrere cioè quęritus, il
quale è dimostrato appunto da quęritare, secondo la
mia regola.