[2475,2] Chi negherà che l'arte del comporre non sia oggi e
infinitamente meglio e più chiaramente e distintamente considerata, svolta,
esposta, conosciuta, dichiarata {in tutti i} suoi
principii, eziandio più intimi, e infinitamente più divulgata fra gli uomini, e
più nelle mani degli studiosi, e aiutata oltracciò di molto maggior quantità di
esempi e modelli, che non era presso gli antichi? e massime presso quegli
antichi e in quei secoli ne' quali meglio e più perfettamente e immortalmente si
scrisse? Eppure
2476 dov'è oggi in qualsivoglia nazione
o lingua, non dico un Cicerone
(quell'eterno e supremo modello d'ogni possibile perfezione in ogni genere di
prosa), non dico un Tito Livio, ma uno
scrittore che nella lingua e nel gener suo abbia tanto valore quanto n'ha
qualunque non degli ottimi, ma pur de' buoni scrittori greci o latini? E dov'è
poi un numero di scrittori, non dico ottimi, ma buoni, uguale a quello che
n'hanno i greci e i latini? Trovatemelo, se potete, ponendo insieme {tutti} i migliori scrittori di tutte le nazioni
letterate, dal risorgimento delle lettere sino a oggidì. E dico buoni
precisamente in quel che spetta all'arte del comporre, e del saper dire {una cosa,} e
trattare un argomento con tutta la perfezione di quest'arte. Dico buoni
quanto alla lingua loro, qualunqu'ella sia, e perfetti in essa e padroni, come
fu Cicerone della latina, o come lo
furono gli altri scrittori latini e greci, men grandi di Cicerone in questo e nel rimanente, ma pur buonissimi e
classici.
2477 Dico buoni in questo senso, giacchè non
entro nell'arte del pensare, ec. E quel che dico de' prosatori, dico anche de'
poeti, colle stesse restrizioni, e quanto al modo di trattare e significare le
cose immaginate: chè l'invenzione e l'immaginazione {in se
stesse e {{assolutamente}} considerate,}
appartengono a un altro discorso.