[2485,1]
{Alla p. 2402.} Qualunque
inferiorità o svantaggio abbia un uomo o rispetto agli altri, o rispetto a
qualcuno in particolare, l'unico rimedio è dissimularlo arditamente,
costantemente e ostinatamente. E questo è ancora l'unico mezzo, se lo svantaggio
{e il male} è compassionevole, e se pur si trova in
alcuno la compassione, d'esserne compatito. Chi lo confessa per qualunque
cagione, o perchè creda non poterlo dissimulare (ch'è falso, ancor {che} sia visibile, o notissimo, o in qualunque guisa
manifesto), o per altro, e con ciò crede di guadagnar compassione, e pensa che
negandolo o proccurando di nasconderlo, e mostrando di non avvedersene, gli
altri lo debbano maggiormente disprezzare e deridere, e non compatire, s'inganna
a partito, che anzi questo è il modo sicuro d'esserne disprezzato e deriso.
L'uomo non lascia per qualunque cagione di profittare del vantaggio ch'egli ha
sopra gli altri
2486 uomini, o sopra un tal uomo, se
questi non fa grandissima forza perchè gli altri, quanto è possibile, non
s'accorgano o ricordino del suo svantaggio, o non se ne possano profittare.
{+E perciò dev'egli operare e
portarsi sempre come se quello svantaggio non esistesse, o come s'egli non
se n'avvedesse, e mostrare affatto di non sentirlo; e proccurare anche di
far quelle cose che più si disdicono ec. a' suoi pari rispetto al detto
svantaggio.} Quanto sono maggiori gli svantaggi che s'hanno, tanto più
bisogna che l'individuo stia per se stesso. Perocchè gli altri uomini non
istaranno mai per lui, e quel che desiderano e vogliono principalmente si è
ch'egli si confessi loro inferiore. Il che dev'egli sempre fermamente ricusare.
(21. Giugno 1822.).
2401,3Necessità di nascondere i propri difetti e sventure;
impossibilità di trovarne compassione.2401,3