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[2605,1]   2605 Di più osservo che quantunque la Chimica abbia fatto oggidì tanti progressi, e sia così dichiarata e distinta ne' suoi principii, in maniera da parere ch'ella potesse e dovesse far grandi scoperte, non più attribuibili al caso, ma solo al ragionamento; niuna mai ne ha fatta {che abbia di grandissima lunga} l'importanza e l'influenza di quelle che ci son venute dagli antichi, fatte in tempi d'ignoranza, e senza principii, o con pochissimi e indigesti e mal intesi principii delle analoghe scienze. (la scoperta della polvere, del vetro ec.) Tutto quel ch'ha fatto è stato di perfezionar le antiche, o di farne delle analoghe (come quella della polvere fulminante) che non si sarebbero fatte se le antiche non fossero state già conosciute. E quel che dico della Chimica dico delle altre scienze. Voglio inferire che quelle principali scoperte che o subito, o col perfezionamento, accrescimento, applicazione ch'hanno poi subíto, decisero e decidono, cagionarono e cagionano in gran parte i progressi dello spirito umano, originariamente non sono effetti della scienza  2606 nè del discorso, ma del puro caso, essendo state fatte ne' tempi d'ignoranza, e non sapendosene far di gran lunga delle simili colla maggior possibile scienza. E che per tanto tutta quella parte del sapere e della civiltà, tutto quel preteso perfezionamento dell'uomo e della società che dipende in qualunque modo dalle predette scoperte (la qual parte è grandissima anzi massima), non è stato nè preordinato nè prevoluto dalla natura, perchè quegli che non ha preordinato nè prevoluto le cause {e le prime indispensabili origini} (le quali, come dico, sono state assolutamente accidentali), non può avere ordinato nè voluto gli effetti. (10. Agosto, dì di S. Lorenzo. 1822.).