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[2792,1]  Il disuso del tema da cui venne il participio ἁρπυῖαι, il disuso di questa voce in senso o di participio o d'aggettivo, e l'uso comune della medesima per significare con nome appellativo quelle favolose bestie alate delle quali vedi Forcell. in Harpyiae, uso e favola che par più recente dei tempi d'Omero e d'Esiodo, dovettero indurre in errore i grammatici e gl'interpreti greci (e quindi i moderni) sopra il vero senso di quella voce negli addotti luoghi de' due poeti, e massime in quelli dell'odissea. V. l'interpretazione che ne dà Eustazio presso lo Scapula ec. {+Quando però non si voglia credere che la stessa mala intelligenza della voce ἅρπυιαι appresso Omero ec. (la qual mala intelligenza dev'essere molto antica) abbia dato origine ovvero occasione alla favola delle Arpie, il quale accidente non mancherebbe di esempi. Delle arpie vedi le note a Luciano, opp. Amstel. 1687. t. 1. p. 94. not. 5.} (15-16. Giugno 1823.).