[2831,1] Grazia dallo straordinario e dal contrasto. Spesse
volte la grazia {o} delle forme o delle maniere deriva
da una bellezza e convenienza nelle cui parti non esiste veramente nessun
contrasto, ma che però risulta da certe parti che non sogliono armonizzare e
convenire insieme, benchè in questa tal bellezza e in questo tal caso
convengano; ovvero da parti che non sogliono trovarsi riunite insieme, benchè
trovandosi, sempre armonizzino: onde essa bellezza è diversa dalle ordinarie,
benchè sia vera bellezza, cioè intera convenienza ed armonia. In tal caso il
contrasto
2832 è estrinseco ed accidentale, non
intrinseco: in tal caso la grazia deriva precisamente dalla bellezza, ma non
dalla bellezza in quanto bellezza, bensì in quanto bellezza non ordinaria, e di
genere diversa dalle altre: così che la grazia anche in questo caso deriva dal
contrasto, non delle parti componenti il bello, ma del tutto, cioè di questo tal
bello, col bello ordinario; e dalla sorpresa che l'uomo prova vedendo {o sentendo} una bellezza diversa da quella ch'egli suole
considerar come tale, il che produce in lui un contrasto colle sue idee. Questo
caso da cui nasce la grazia, non è raro. Tutte quelle fisonomie, o quelle forme
di persona, perfettamente armonizzanti, e con tutto ciò non ordinarie, o nelle
quali non si suol trovare armonia, o in somma di genere diverso {dal più delle} fisonomie e forme belle, sono per qualche
parte graziose. E il caso è più frequente e più facile nelle maniere, le quali
ammettono più varietà che le forme materiali e naturali, e possono armonizzare
in molti più modi che le dette forme.