[2883,1]
Io provo {presentemente} un piacere, io vorrei che
la condizione di tutta la mia vita, di tutta l'eternità, fosse uguale a
quella in cui mi trovo in questo momento. Questo è ciò che nessun uomo
dice mai nè può dire di buona fede, neppur per un solo momento, neppure
nell'atto del maggior piacere possibile. Ora se egli in quel momento provasse in
verità un piacer presente e perfetto (e se non è perfetto, non è piacere), egli
dovrebbe naturalmente desiderare di provarlo sempre, perchè il fine dell'uomo è
il piacere; e quindi desiderare che tutta la sua vita fosse tale qual è per lui
{quel} momento, e di più desiderare di viver
sempre, per sempre godere. Ma egli è certissimo che
2884 nessun uomo ha concepito nè formato mai questo desiderio nemmeno nel punto
più felice della sua vita, e nemmeno durante quel solo punto: egli è certissimo
che non ha concepito nè mai concepirà questo desiderio per un solo istante
neppur l'uomo, qualunque sia, che fra tutti gli uomini ha provato o è per
provare il massimo possibile piacere. E ciò perchè nemmeno in quel punto niuno
mai si trovò pienamente soddisfatto, nè lasciò nè sospese {{punto}} il desiderio nè anche {la speranza
di} un maggiore ed assai maggior piacere. Con che egli non venne in
quel punto a provare un vero e presente piacere. Bensì dopo passato quel tal
punto l'uomo spesse volte desidera che tutta la sua vita fosse conforme a quel
punto, ed esprime questo desiderio con se stesso e cogli altri di buona fede. Ma
egli ha il torto, perchè ottenendo il suo desiderio, lascerebbe di approvarlo
ec. (3. Luglio 1823.).
Memorie della mia vita.Infelicità umana (prove della).Piacere (Teoria del).