[2967,1] 2. La gioventù non è necessaria alla composizione
del bello, neppur nelle specie nelle quali essa ha luogo. Essa ancora è una
qualità relativa, eziandio considerandola dentro i termini d'una medesima specie
di cose. P. e. parlando della specie umana, egli si dà un bel vecchio, niente
meno che un bel giovane. V'è la bellezza propria {del
bambino, del fanciullo,} della età matura, dell'età senile, della
decrepita ancora, niente manco che quella propria dell'età giovanile. (Vedi Senofonte cap. 4. §. 17. del Convito.) In molti
2968 casi la
giovanezza ripugnando alle altre qualità dell'oggetto, ovvero a tale o tal altra
circostanza estrinseca a lui relativa, ella non solamente non servirebbe a
comporre il bello, ma gli nuocerebbe, lo distruggerebbe, e produrrebbe a
dirittura il brutto, appunto in quanto giovanezza; di modo che quell'oggetto
sarebbe brutto espressamente perchè giovane, quel composto sarebbe brutto
precisamente in tanto in quanto la giovanezza v'avrebbe parte. P. e. gli antichi
rappresentavano gli Dei giovani. Tali erano le loro idee, e bene stava. Ma oggi
chi rappresentasse il Dio Padre coll'aspetto della gioventù, in vece della
vecchiezza, questa effigie, in quanto giovanile, sarebbe ella bella? No, anzi
brutta, appunto in quanto giovanile, e in quanto all'aspetto della giovanezza,
perchè le nostre idee {e l'uso nostro}
{+e le qualità che la nostra
immaginazione attribuisce a Dio Padre,} ripugnano a questa qualità.
Anche fra gli antichi una immagine, una statua giovanile di Giove regnante e fulminante,
sarebbe stata brutta in quanto giovanile. E forse che l'aspetto di Giove nelle
antiche immagini è brutto? Anzi bellissimo, ma non giovane.
2969 Nè perciò men bello di Apollo giovane, nè di Mercurio più giovane ancora, nè
di Amore
fanciullo. La giovanezza in questi tali casi cagionerebbe la bruttezza
perchè sarebbe sconveniente. Così fanno tutte l'altre qualità nello stesso caso
per la stessa ragione. Dunque la giovanezza come tutte l'altre qualità, e può
essere sconveniente, ed essendo, cagiona bruttezza. Dunque ella come tutte
l'altre non cagiona bellezza se non quando conviene. Dunque la gioventù non è
cagione nè parte di bellezza assolutamente nè per se, ma relativamente, e solo
in quanto ella conviene, e ciò considerandola eziandio in quelle sole spezie di
cose che possono parteciparne, e di più dentro i termini d'una medesima specie.
Dunque la gioventù, filosoficamente ed esattamente parlando, non appartiene
{{per se}} alla bellezza più di qualsivoglia altra
qualità; e, come tutte l'altre, è resa propria a formar la bellezza, non da
altro che da una cagione a lei estrinseca e diversa, {e per
se variabilissima e incostante,} cioè dalla
2970 convenienza. La quale ora ammettendo la gioventù, la rende
propria al detto uffizio, ora escludendola, ve la rende al tutto inabile.