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[3095,3]  Omero fu certamente anteriore alle regole del poema epico. Anzi esse da' suoi poemi furono cavate. Considerandole dunque come cavate e dedotte da' suoi poemi, e fondate sull'autorità di Omero, e principalmente dell'iliade, dico che  3096 chi ne le trasse, prese abbaglio, e che d'allora in poi fino al dì d'oggi, s'ingannarono e s'ingannano tutti quelli che le seguirono o le sostennero, o le seguono o sostengono (ciò sono tutti i litteratores) come appoggiate sull'esempio di Omero: perchè quest'esempio non sussiste, e dalla {forma della} iliade non nascevano e non si potevano cavar quelle regole. Considerandole poi come indipendenti da Omero, come sussistenti da se, e supponendo (il che non è vero) ch'elle sieno il parto della ragione e della specolazione assoluta, dico senza tergiversazione che Omero, siccome non le conobbe, così neanche le seguì, ma seguendo la natura, molto miglior maestra delle Poetiche e de' Dottori di Scuola e delle teorie, s'allontanò effettivamente da esse regole; ed aggiungo che queste sono errate da chiunque le immaginò, perchè incompatibili colla natura dell'uomo, perchè seguendole, il poema epico non può produrre il grande e forte e bello effetto ch'ei deve, o per lo meno  3097 non può produrre il maggiore e migliore effetto che gli sia d'altronde e in se stesso possibile; e che per conseguenza esse regole sono cattive e false.