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[3109,1]  Tornando al proposito, il primo dei detti interessi, cioè quello della maraviglia era rilevato in Omero dalla circostanza che l'ammirazione cadeva sopra la superiorità, la virtù e la felicità di un eroe e di un esercito nazionale, sopra un'impresa fatta dalla propria nazione e fatta contro i di lei naturali nemici. Questa circostanza rendeva non solamente possibile {ma naturalissima la vivacità e} la durata di tale interesse ne' lettori o uditori greci (per li quali scriveva Omero) in tutto il corso del poema. Tolta questa circostanza, il detto interesse non può esser nè molto vivo nè molto durevole. Il lettore non s'interessa gran fatto per coloro per cui vede continuamente interessarsi lo stesso poeta. L'interesse del lettore (nel senso in cui presentemente ci conviene intenderlo) è quasi una cura ch'egli si prende  3110 di quelle persone su cui l'interesse cade. Or dunque il lettore trova inutile il darsi gran pensiero di quelli a' quali vede aversi bastante cura da altri. Il poeta e la fortuna da lui narrata fanno quello che avrebbe a fare il lettore interessandosi; essi medesimi provveggono al fortunato: il lettore non ha dunque niuna cagione di farlo egli, ei non desidera quello che gli è spontaneamente dato, quello ch'egli ottiene già senza darsene briga e sollecitudine. Per queste cagioni accade che poco e poco durevolmente c'interessi il fortunato, massime ne' poemi epici e ne' drammatici. Ed effettivamente oggidì i lettori della stessa iliade, non essendo greci, o non s'interessano mai vivamente per li greci, i quali sanno già dovere uscir vittoriosi, o presto lasciano d'interessarsene. {#1. Veggasi la p. 3452 fine-58.} Ma non bisogna dall'effetto che l'iliade fa in noi, misurar quello ch'ei faceva nei greci, ai quali essa era destinata, nè per conseg. l'arte del poeta che la compose, nè il pregio e valore del poema.