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[3232,2]  Del resto poi le assuefazioni che di sopra ho chiamato αὐτόματοι del popolo, {+(voglio dire dell'universale)} nascono ed hanno origine da varie cagioni, e fra l'altre dalla natura, indipendentemente però da veruna naturale  3233 convenienza scambievole di quali si sieno tuoni, ma solo in tanto in quanto p. e. certe passioni naturalmente e universalmente amano certi tali tuoni e certi tali passaggi da un tal tuono a un tal altro. La qual cosa che nulla ha che fare coll'assoluta convenienza di tal tuono a tal tuono, (perocchè qui la ragione della convenienza de' tuoni non istà nella natura loro, nè nei loro naturali rapporti, ma è relativa alla natura dell'uomo che indipendentemente dalla convenienza, ama in quel tal caso quel tuono e quel passaggio) fu l'origine delle melodie, le quali furono da principio, siccome sempre avrebbero dovuto e dovrebbero essere, imitative; bensì tali che abbellivano ed ornavano e variavano la natura, colla scelta, colla disposizione, coll'atta mescolanza e congiungimento, e di più colla delicatezza, grazia, mobilità ec. degli organi o naturali (coltivati ed esercitati), o artifiziali inventati e perfezionati. Nè più nè manco di quello che le poesie debbano, imitandola ornare, abbellire, variare e mostrar sotto nuovo abito la natura. Veggasi a questo proposito la citata nota ultima al Capo  3234 27. del Viag. d'Anac. e quello che {altrove ho detto} pp. 79-80 pp. 155-59 pp. 1665-66 pp. 1871. sgg. sopra l'imitativo della musica, e {sopra} quella convenienza musicale che {ha} nella imitazione {sola} la sua ragione ed origine.