[3486,2] Queste osservazioni possono in parte applicarsi
anche alle antiche commedie, massime a quella
3487 che
in Atene si usò da principio e che poi fu chiamata
propriamente antica, ἀρχαία. Neppur questa mirava a mettere i personaggi in
relazione cogli spettatori, se non con alcuni in particolare, che in essa erano
espressamente rappresentati in caricatura. Ancor essa mirava ad agir
sull'immaginazione, intento affatto alieno dalla moderna commedia, ed anche da
quella che fu chiamata in grecia la commedia nuova νέα, o
seconda δευτέρα, ch'è del genere di Terenzio, traduttor di Menandro, che ne fu il principe. Quindi nell'antica commedia le invenzioni strane, non naturali,
poetiche, fantastiche; i personaggi allegorici, come la Ricchezza ec.; le rane,
le nubi, gli uccelli; le inverisimiglianze, le stravaganze, {gli Dei, i miracoli ec.} Le antiche commedie non erano propriamente azioni (δράματα), ma satire
immaginose, fantasie satiriche, drammatizzate, ossia poste in dialogo; come
quelle di Luciano, conformi in tutto
alle antiche commedie, se non quanto
all'estensione, alla personalità, ed altre tali non qualità ma circostanze {estrinseche,}
{accidentali, arbitrarie ec.} che non toccano alla
natura del genere ec. (20. Sett.
3488 1823.
Vigilia di Maria SS.
Addolorata.)