[359,2] L'eloquenza massimamente giudiziaria, ma anche d'ogni
altro genere, consiste in gran parte nell'appianare le scabrosità, riempiere i
voti e le valli, agguagliare la superficie, e raddrizzare le storture delle
cose. E però succede bene spesso che ascoltando o leggendo un pezzo eloquente tu
sei persuaso di una cosa, della quale da te stesso non ti saresti mai persuaso,
e della quale dubiterai forse nel seguito, o la condannerai; credi fattibile, e
facile una cosa, che ti pareva e tornerà a parerti impossibile
360 o difficile; ti svaniscono quelle incertezze, quelle difficoltà
ec. e tu sei costretto a non vedere e dimenticare quello che vedevi, a
contraddire e condannare te stesso, anzi sovente a vedere e non vedere,
ricordarti e dimenticare nello stesso tempo. Tale è la proprietà non solo
dell'eloquenza che strascina, ma anche di quella secca eloquenza, fondata sopra
uno stretto ragionamento, e una dialettica per lo più ingannatrice (se non
quanto al tutto, almeno quanto alle parti): eloquenza della quale fra gli
antichi sono modelli i così detti Oratori attici, fra i moderni (parlo {almeno} degli oratori di professione) forse il solo Bourdaloue, oratore veramente e
propriamente attico, il quale convince l'uomo di cose non sempre vere, se non
altro, non interamente vere. (27. Nov. 1820.).