[3636,2]
Alla p. 3310.
Non è propriamente (benchè si chiami) Amore quello che noi ponghiamo al cibo che
ci pasce e diletta, e agl'istrumenti e
3637 alle cose
tutte che servono ai nostri piaceri, comodi e utilità. Perocchè l'affetto che ci
muove verso questi obbietti non ha nemmeno apparentemente per fine gli oggetti
medesimi (che è il caso in cui il nostro affetto si chiama propriamente amore),
{#1. Perocchè amor vero cioè che abbia
effettivamente per proprio fine l'oggetto amato, o vogliamo dire il suo bene
e la sua felicità, non si dà in alcuno essere, neppure in Dio, se non verso
lo stesso amante.}) ma noi soli {apertamente
e} immediatamente o vogliam dire i nostri piaceri, comodi, vantaggi,
in quanto nostri. (9. Ott. 1823.). {{V. p.
3682.}}