[3840,1] Quindi accade che tali giovani i quali nella
gioventù son vecchi per lor volontà, e più {fortemente}
vecchi de' vecchi medesimi, perchè la lor morale vecchiezza {viene a nascere appunto} dalla lor gioventù {fisica,} e dalla forza e ardore di questa e del loro carattere, nella
maturità e nella vecchiezza (posto che abbiano effettuato quelle loro
risoluzioni) sono moralmente giovani, e più giovani assai de' giovani stessi che
abbiano fatta un poco di esperienza, o che sieno di men fervida e sensitiva
natura. Perchè questi sono in parte disingannati, o meno avidi {e smaniosi} del godimento. Quelli continuano e serbano
tutto intero e fresco il loro inganno giovanile
3841 e
le loro illusioni, e come frutta l'inverno, conservate nella cera, {{state sempre}}
{escluse} dal contatto dell'aria, sotto la vecchiezza
del corpo conservano quasi intatta ed intera la gioventù dell'anima {+(mantenuta lungi dall'influenza esteriore
ec. nel ritiro ec.)} già vera gioventù, perchè cessata la gioventù del
corpo che li spingeva a soffrire, e ne li facea compiacere, e gliene dava il
valore. Questi tali, bene attempati, sono smaniosi del godimento, avidi {e sitibondi} della felicità senza sperarla, ma ben
persuasi, come da principio, ch'ella sia possibile e non difficile nè rara,
hanno ripreso i desiderii proprii dell'uomo, e massime della gioventù, con tutto
il loro ardore ec. Quindi e' vivono e muoiono disperati e infelici, tanto più
quanto e' credono felici gli altri, e che la loro infelicità, il lor soffrire,
il loro non godere, o il non aver mai goduto e sempre sofferto, sia provenuto da
loro, e ch'essi avessero potuto altrimenti se avessero voluto; la quale opinione
e il qual pentimento è la più amara parte che possa trovarsi in qualunque
abituale o attuale infelicità o sventura o privazione ec. e il colmo
dell'infelicità.