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[3869,2]  Alla p. 3710. I verbi incoativi si formano da' supini regolari e primitivi, usitati o inusitati, de' verbi positivi noti o ignoti, cioè da' supini in ātum della prima, ētum della 2. ĭtum della 3. ed ītum della quarta; mutato il tum in sco. Quindi dalla prima gl'incoativi fanno in asco, dalla 2. in esco, dalla 3 e 4 in isco. Queste sono desinenze caratteristiche e dimostrative della congiugazione del verbo positivo ond'essi {incoativi} sono formati. {+V. p. 3900.} E attendendo a queste, non si può sbagliare la coniugazione del rispettivo verbo positivo (se ciò non è tra la 3. e la 4. onde viene una sola desinenza, cioè in isco). E noto il verbo positivo, non si può dubitar della desinenza dell'incoativo. Da' supini in tum irregolari o contratti ec. e dagli altri irregolari supini in sum, in xum ec. ec. non mi sovviene che si faccia alcuno incoativo. Del rimanente attendendo {a} questa osservazione, gl'incoativi, non meno che  3870 i continuativi, e le altre specie di verbi o voci qualunque derivanti da' supini, debbono servire a conoscere i veri supini regolari de' verbi sì in generale sì ne' casi particolari, e nell'uno e nell'altro modo appoggiano le mie asserzioni circa le vere primitive forme d'essi supini ec. Callisco da calleo è detto, come il Forc. osserva ἀρχαϊκῶς per callesco. Tali varietà di pronunzia {ec.} non debbono intendersi ostare alla regola da me proposta circa la formazione degl'incoativi. Fors'anche si potrebbe dire che callisco venisse dal non regolare e secondario supino callitum (inusitato) per callētum (inusitato). Dubito infatti che da' supini in ĭtum della prima e 2da, benchè non regolari o non primitivi ec. pur si faccia qualche incoativo, sebbene niun esempio me ne soccorre, se non fosse il sopraddetto.