[403,1] 6o. Se la Religione ha poi divinizzato la ragione e il
sapere; dato la preferenza allo spirito sopra i sensi; fatto consistere la
perfezione dell'uomo nella ragione a differenza dei bruti; e in somma dato alla
ragione il primato nell'uomo sopra la natura: tutto ciò non si oppone al mio
sistema. L'uomo era corrotto, cioè, come ho dimostrato, la ragione aveva preso
il disopra sulla natura: e quindi l'uomo era divenuto sociale: quindi l'uomo era
divenuto infelice, perchè prevalendo la ragione, la sua natura primitiva era
alterata e guasta, ed egli era, decaduto dalla sua perfezione primigenia, la
quale non consisteva in altro che nella sua essenza o condizione propria e
primordiale. Da questo stato di corruzione, l'esperienza prova che l'uomo non
può tornare indietro senza un miracolo: lo prova anche la ragione, perchè quello
che si è imparato non si dimentica. In fatti la storia dell'uomo non presenta
altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi
all'eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo. Barbarie,
s'intende, di corruzione, non già stato primitivo
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assolutamente e naturale, giacchè questo non sarebbe barbarie. Ma la storia non
ci presenta mai l'uomo in questo stato preciso. Bensì ci dimostra che l'uomo tal
quale è ridotto, non può godere maggior felicità che in uno stato di civiltà
media, dove prevalga la natura, quanto è compatibile colla sua ragione già
radicata in un posto più alto del primitivo. Questo stato non è il naturale
assoluto, ma è quello stabilito appresso a poco dalla religione, come dirò poi.
Lo stato naturale assoluto non poteva dunque tornare senza un miracolo. Il
discorso de' miracoli, è sopraumano, e non entra in filosofia. Perchè dunque
l'uomo corrotto com'è, non abbia mai ricuperato nè sia per ricuperare lo stato
puramente naturale, e la felicità di cui godono tutti gli altri esseri, rimane,
colla detta ragione, spiegato in filosofia. In religione anche meglio; perchè
Dio in pena del peccato, avendo condannato l'uomo all'infelicità della
corruzione derivata da esso peccato, non voleva nè doveva fare questo miracolo.
Volendo mostrargli la sua misericordia, e dare al suo stato una perfezione
compatibile colla sua condanna, cioè colla sua infelicità, non restava altro che
perfezionare la sua ragione, cioè quella parte che aveva prevaluto {immutabilmente} nell'uomo
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per la sua disubbidienza, e con ciò causata la sua corruzione. La perfezion
della ragione non è la perfezione dell'uomo assolutamente, ma bensì dell'uomo
tal qual è dopo la corruzione. Perchè la perfezione di un essere non è altro che
l'intiera conformità colla sua essenza primigenia. Ora l'essenza primigenia
dell'uomo supponeva e conteneva l'ubbidienza della ragione, in somma tutto
l'opposto della perfezion della ragione. Questa perfezione dunque non poteva
essere la sua felicità in questa vita, non essendo la perfezione dell'ente. Non
poteva dunque se non formare la sua felicità in un'altra vita, dove la natura
dell'ente in certo modo si cambiasse. La ragione (massime relativamente
all'altra vita) non può essere perfezionata se non dalla rivelazione. Fu dunque
necessario che Dio rivelasse all'uomo la sua origine, e i suoi destini; quei
destini che avrebbe conseguiti rimanendo nello stato naturale, e gli avrebbe
conseguiti insieme colla felicità terrena. Laddove il Cristianesimo chiama beato
chi piange, predica i patimenti, li rende utili e necessari; in una parola
suppone essenzialmente l'infelicità di questa vita, per conseguenza
406 naturale degli addotti principj. Ma da questi segue
ancora che la maggior felicità possibile dell'uomo in questa vita, ossia il
maggior conforto possibile, e il più vero ed intero, all'infelicità naturale, è
la religione. Perchè (riassumendo il discorso) la perfezione {primitiva o umana assolutamente,} e quindi la felicità naturale, e
quindi la felicità temporale, è impossibile all'uomo dopo la corruzione. La
ragione autrice di essa corruzione, avendo prevaluto per sempre, il miglior
grado dell'uomo corrotto è la
perfezione di essa ragione, che forma oggi la sua parte principale. La perfezion
della ragione non può condurre se non alla felicità di un'altra vita. Quindi, e
anche senza ciò, la perfezion della ragione e della cognizione, non può stare
senza la rivelazione. Dunque il migliore stato dell'uomo corrotto, è la
Religione, e siccome è il migliore, cioè quello che più gli conviene, perciò,
sebben suppone l'infelicità di questa vita, contiene però il maggior conforto, e
quindi la maggior felicità, e quindi la maggior perfezione possibile dell'uomo
in questa vita. Ecco come la Religione si accorda mirabilmente col mio sistema,
e quasi ne riceve una nuova prova.