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[51,6]  Non mi maraviglio nè che gli antichi Ebrei e, credo, gran parte o tutti gli orientali (v. le lettere premesse aux principes discutés de la société Hébreo-Capucine etc.) e così i greci mancassero p. e. del v. nè che avessero alcune lettere che noi non abbiamo, come gli Ebrei p. e. il ‎‏צּ‏‎ i greci il θ il χ ec. Le lettere che noi crediamo comunemente essere proprio tante e non più quanto le nostre, o almeno in genere, sono in effetto moltissime giacchè non vengono dalla natura ma dall'assuefazione io dico in particolare, cioè la facoltà del parlare e articolare e formare diversi suoni viene dalla natura, ma la qualità e differenza di questi suoni ossia delle lettere viene dall'assuefazione. E infatti sono infiniti i modi  52 {di} collocare ec. la lingua i denti le labbra ec. quelle parti che formano i detti suoni, e noi vediamo come piccole differenze di collocazione formino suoni diversissimi come il p. e il b. per esempio. Ora perchè noi da fanciulli non abbiamo sentito altro che i suoni del nostro alfabeto abbiamo solo imparato quelle tali collocazioni, e a quelle assuefatti e incapaci d'ogni altra crediamo 1. che altre non ve ne siano in natura, 2. che tutte sieno appresso a poco comuni per natura a tutti. Ma la prima cosa è mostrata falsa dalle tante lettere degli alfabeti antichi o stranieri che noi non sappiamo pronunziare o ignorandone il suono, come {spesso} negli antichi {(quantunque più spesso crediamo di saperlo)}, o il mezzo, come negli stranieri; e da molte altre prove. L'altra cosa da quello che ho detto di sopra e dall'esperienza continua di tanti che per minime circostanze piuttosto accidentali ed estrinseche che organiche restan privi di certe lettere. Ora non è dunque maraviglia che gli alfabeti dei popoli siano differenti secondo la differente assuefazione tradizionale, da cui si dee rimontare alla origine d'essi alfabeti. E se ne deduce che in natura o non c'è alfabeto, o molto più ricco che non si crede volgarmente.