[83,2] Quantunque io mi trovi appunto nella condizione che ho
detta qui sopra pur leggendo il detto libro, ogni volta che mad. parla dell'invidia di quegli uomini volgari, e
del desiderio di abbassar gli uomini superiori, e presso loro e presso gli altri
e presso se stessi, non ci trovava la solita certissima e precisa applicabilità
alle mie circostanze. E rifletto che infatti questa invidia, e questo desiderio
non può trovarsi in quei tali piccoli spiriti ch'ella descrive, perchè non hanno
mai considerato il genio e l'entusiasmo come una superiorità, anzi come una
pazzia, come fuoco giovanile, difetto di prudenza, di esperienza di senno, ec. e
si stimano molto più essi, onde non possono provare invidia, perchè nessuno
invidia la follia degli altri, bensì compassione, o disprezzo, e anche
malvolenza, come a persone che non vogliono pensare come voi, e come credete che
si debba pensare. Del resto credono che ancor esse fatte più mature si
ravvedranno, tanto sono lontane dall'invidiarle. E così precisamente
84 porta l'esperienza che ho fatta e fo. Ben è vero che
se mai si affacciasse loro il dubbio che questi {uomini
di} genio fossero spiriti superiori, ovvero se sapranno che son tenuti
per tali, come anime basse che sono e amanti della loro quiete ec. faranno ogni
sforzo per deprimerli, e potranno concepirne invidia, ma come di persone di un
merito falso e considerate contro al giusto, e invidia non del loro genio, ma
della stima che ne ottengono, giacchè non solamente non li credono superiori a
se, ma molto al di sotto.