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Alla p. 995.
Infatti i greci anche nel tempo della barbarie, conservarono sempre la memoria,
l'uso, la cognizione delle loro ricchezze letterarie, e la venerazione e la
stima de' loro sommi antichi scrittori. E questo a differenza de' latini, dove
ne' secoli barbari, non si sapeva più, possiamo dir, nulla, di Virgilio, di Cic. ec. L'erudizione e la filologia non si spensero
mai nella grecia, mentre erano ignotissime in
italia; anzi nella grecia
essendo subentrate alle altre buone e grandi discipline, durarono tanto che la
loro letteratura sebbene spenta {già} molto innanzi,
quanto al fare, non si spense mai quanto alla memoria, alla cognizione e
997 allo studio, fino alla caduta totale
dell'impero greco. Ciò si vede primieramente da' loro
scrittori de' bassi tempi, in molti de' quali {anzi in quasi
tutti} (mentre in italia il latino scritto non
era più riconoscibile, e nessuno sognava d'imitare i loro antichi) la lingua
greca, sebbene imbarbarita, conserva però visibilissime le sue proprie
sembianze: ed in parecchi è scritta con bastante purità, e si riconosce
evidentemente in alcuni di loro l'imitazione e lo studio de' loro classici e
quanto alla lingua e quanto allo stile; sebbene degenerante l'una e l'altro nel
sofistico, il che non toglie la purità quanto alla lingua. Arrivo a dire che in
taluni di loro, e ciò fino agli ultimissimi anni
dell'impero greco, si trova perfino una certa notabile eleganza e di lingua
e di stile. {+in Gemisto è maravigliosa l'una e
l'altra. Tolti alcuni piccoli erroruzzi di lingua (non tali che sieno
manifesti se non ai dottissimi) le sue opere o molte di loro si possono
sicuramente paragonare e mettere con quanto ha di più bello la più
classica letteratura greca e il suo miglior secolo.} Oltre
a ciò l'erudizione e la dottrina filologica, e lo studio de' classici è
manifesto negli scrittori greci più recenti, a differenza de' latini. Gli
antichi {classici,} e singolarmente Omero, {benchè il più antico di
tutti,} non lasciarono mai di esser citati negli scritti greci, finchè
la grecia ebbe chi scrivesse. E vi si alludeva
spessissimo ec. Non domanderò ora qual uomo latino nel terzo secolo si possa
paragonare a un Longino o a un Porfirio. Non chiederò che mi si mostri
nel nono secolo, {anzi in tutto lo spazio che corse dopo il 2
secolo fino al 14to,} un latino, non dico uguale, ma somigliante
998 di lontano a Fozio, uomo nei pregi della lingua e dello stile non dissimile dagli
antichi, e superiore agli stessi antichi nell'erudizione e nel giudizio e
critica letteraria, doti proprie di tempi più moderni. Tenendomi però a' tempi
bassissimi, e potendo recare infiniti esempi, mi contenterò degli scritti di
quel Giovanni Tzetze, che fu nel 12mo
secolo, e di Teodoro Metochita che
viveva nel 14.to; scritti pieni di indigesta ma immensa erudizione classica.