[1026,1] Se i principi risuscitassero le illusioni, dessero
vita e spirito ai popoli, e sentimento di se stessi; rianimassero con qualche
sostanza, con qualche realtà gli errori e le immaginazioni costitutrici e
fondamentali delle nazioni e delle società; se ci restituissero una patria; se
il trionfo, se i concorsi pubblici, i giuochi, le feste patriotiche, gli onori
renduti al merito, ed ai servigi prestati alla patria tornassero in usanza;
tutte le nazioni certamente acquisterebbero, o piuttosto risorgerebbero a vita,
e diverrebbero grandi e forti e formidabili. Ma le nazioni meridionali
massimamente, e fra queste singolarmente l'italia e la
grecia (purchè tornassero ad esser nazioni)
diverrebbero un'altra volta invincibili. Ed allora
1027
si tornerebbe a conoscere la vera ed innata eminenza della natura meridionale
sopra la settentrionale, eminenza che le nostre nazioni ebbero sempre, mentre
non mancarono di forti, grandi, e generali illusioni, e de' motivi e
dell'alimento di esse; eminenza che da gran tempo, ma specialmente oggi, sembra
per lo contrario, con vergogna, dirò così, della natura, appartenere (e non solo
nella guerra, ma in ogni genere di azione, di energia, e di vita) agli abitatori dei ghiacci e delle nebbie, alle regioni meno
favorite, anzi quasi odiate dalla natura:
*
.
Quod latus mundi nebulae malusque
Juppiter urget.