[28,2] Il Manfredi
non ha altro che chiarezza e facilità e gentilezza ed eleganza, senz'ombra ombra
di forza in nessun luogo, sì che quando il soggetto la richiede resta veramente
compassionevole e misero e impotente come nelle Quartine per Luigi
XIV. Del resto la gentilezza sua ch'io dico è diversa
dalla grazia e {leggiadria e} venustà, ch'è cosa più
interiore intima nel componimento e indefinibile. Nè ha il Manfredi punto che fare coll'Anacreontico e la
gentilezza sopraddetta l'ha in ogni sorta di soggetti, gravi dolci leggiadri
sublimi ec. Nei Canti del Paradiso c'è mirabile
chiarezza e facilità di esprimere e di spiegare e dare ad intendere in versi
lucidissimamente e senza dare nel prosaico o nel basso, cose intralciate e
difficili. Nelle Canzoni massimamente ha imitato il Petrarca e anche affettatamente e
servilmente come dove dice: Canz.
viaf19725880O tra quante il sol mira altera e bella Pel giorno
natalizio di Ferdinando di Toscana: Rade
volte addivien, ch'altrui sublimi Fortuna ad alto onor senza
contrasti, (Rade volte addivien ch'all'alte
imprese Fortuna ingiuriosa non contrasti. Petrarca
Spirto gentil ec.) e altrove.
. Sua
Lirica.45. Giudizio sopra la lirica del .Manfredi, EustachioManfredi, EustachioMedici, FerdinandoPetrarca, FrancescoPetrarca, FrancescoRimeRime