[41,3] C'è una differenza grandissima tra il ridicolo degli
antichi comici greci e latini di Luciano ec. e quello de' moderni massimamente francesi. La differenza
si conosce benissimo e dà negli occhi immediatamente. Ma quanto all'analizzarla
e diffinire in che consista, a me pare che sia questo, che quello degli antichi
consistea principalmente nelle cose, e il moderno nelle parole. (e quando dico
moderno intendo principalmente le più moderne {commedie
satire e altri scritti ridicoli} giacchè il Goldoni p. e. ne aveva di quel ridicolo antico e
attico e così le più antiche nostre commedie e il Berni
{ec.} a differenza credo dei francesi anche antichi
come il Boileau ec.) Quello degli
antichi era veramente sostanzioso, esprimeva sempre e mettea sotto gli occhi per
dir così un corpo di ridicolo, e i moderni mettono un'ombra uno spirito un vento
{un soffio} un fumo. Quello empieva di riso, questo
appena lo fa gustare e sorridere, quello era solido, questo fugace, quello
durevole materia di riso inestinguibile, questo al contrario. Quello consisteva
in immagini, similitudini paragoni, racconti insomma cose ridicole, questo in
parole, generalmente e sommariamente parlando, e nasce da quella tal
composizione di voci da quell'equivoco, da quella tale allusione di parole, da
quel giucolino di parole, da quella tal parola appunto, di maniera che togliete
quella allusioni[allusione], scomponete e
ordinate diversamente quelle parole, levate quell'equivoco, sostituite una
parola in cambio d'un'altra, svanisce il ridicolo. Ma quel de' greci e latini è
solido, stabile, sodo, consiste in cose meno sfuggevoli, vane, aeriformi, come
quando Luciano
{nel Ζεὺς ἐλεγχόμενος}
paragona gli Dei sospesi al fuso della Parca ai pesciolini sospesi alla canna
del pescatore. Ed erano i greci e latini inventori acerrimi e solertissimi di
queste immagini, di queste fonti di ridicolo e ne trovavano delle così
recondite, e nel tempo stesso così feconde di riso ch'è incredibile come in quel frammento di Filemone Comico appo il Vettori
Var. Lect. l. 18. c. 17. E la
novità era cosa ordinarissima nel ridicolo degli antichi comici {secondo la forza comica di ciascheduno} E quando anche
non ci fossero immagini similitudini
ec. sempre quel motteggiare era più consistente più corputo, e con più cose che
non il moderno. Ma forse e senza forse presentemente, e massime ai francesi par
grossolano quel che una volta si chiamava sale attico, e piacque ai greci,
popolo il più civile dell'antichità, e a' latini. E può essere che anche Orazio avesse una simile opinione quando disse male de' sali di
Plauto (esemplare di quel ridicolo
ch'io dico tra' latini) e
42 infatti le Satire e l'Epistole
d'Orazio non sono {di} così solido {ridicolo} come
l'antico comico greco e latino, ma nè anche di gran lunga, così sottile come il
moderno. Ora a forza di motti s'è renduto spirituale anche il ridicolo,
assottigliato tanto che omai non è più nè pur liquore ma un etere un vapore, e
questo solo si stima ridicolo degno delle persone di buon gusto e di spirito e
di vero buon tuono, e degno del bel mondo e della civile conversazione. Il
ridicolo nelle antiche commedie nasceva anche molto dalle operazioni stesse
ch'erano introdotti a fare i personaggi sulla scena, e quivi ancora era non
piccola sorgente di sale, nella pura azione, come nelle Cerimonie del
Maffei commedia piena
di vero e antico ridicolo, quel salire di Orazio per la finestra a fine d'evitare i complimenti alle porte.
Un'altra gran differenza tra il ridicolo antico e il moderno è che quello era
preso da cose popolari o domestiche o almeno non della più fina conversazione,
la quale poi non esisteva allora per lo meno così raffinata; ma il moderno
massime il francese versa principalmente in torno al più squisito mondo, alle
cose dei nobili più raffinati alle vicende domestiche delle famiglie più mondane
ec. ec. (come anche proporzionatamente era il ridicolo d'Orazio) sicchè quello era un ridicolo che avea corpo, e
come {il} filo {d'un'arma che non
sia} troppo aguzzo, dura lungo tempo, dove quello come ha una punta
sottilissima, (più o meno, secondo i tempi e le nazioni) così anche in un batter
d'occhio si logora e si consuma, e dal volgo poi non si sente, come il taglio
del rasoio a prima giunta.