200. Proprietà de' poeti antichi di lasciar molto al lettore, cagione fra l'altre cose di una somma bellezza alle loro poesie, descrizioni, immagini e concetti, cioè quella dell'indefinito e del vago. Contrario effetto della esattezza moderna e romantica nel descrivere.
Property of ancient poets to leave a lot to the reader, which is, among other things, reason for the great beauty of their poetry, descriptions, images and ideas, i.e. the beauty of the indefinite and the vague. The opposite effect is created by the modern and romantic exactitude in making descriptions.
100[100,1]
100 È cosa osservata degli antichi poeti ed artefici,
massimamente greci, che solevano lasciar da pensare allo spettatore o uditore
più di quello ch'esprimessero. (V. p.
86-87. di questi pensieri) E quanto alla cagione di ciò, non è altra
che la loro semplicità e naturalezza, per cui non andavano come i moderni dietro
alle minuzie della cosa, dimostrando evidentemente lo studio dello scrittore,
che non parla o descrive la cosa come la natura stessa la presenta, ma va
sottilizzando, notando le circostanze, sminuzzando e allungando la descrizione
per desiderio di fare effetto, cosa che scuopre il proposito, distrugge la
naturale disinvoltura e negligenza, manifesta l'arte e l'affettazione, ed
introduce nella poesia a parlare più il poeta che la cosa. Del che v. il mio discorso sopra i romantici, e
vari di questi pensieri p. 21
p.
52
p.
57. Ma tra gli effetti di questo costume, dico effetti e non cagioni,
giacchè gli antichi non pensavano certamente a questo effetto, e non erano
portati se non dalla causa che ho detta, è notabilissimo quello del rendere
l'impressione della poesia o dell'arte bella, infinita, laddove quella de'
moderni è finita. Perchè descrivendo con pochi colpi, e mostrando poche parti
dell'oggetto, lasciavano l'immaginazione errare nel vago e indeterminato di
quelle idee fanciullesche, che nascono dagl'ignoranza dell'intiero. Ed una scena
campestre p. e. dipinta dal poeta antico in pochi tratti, e senza dirò così, il
suo orizzonte, destava nella fantasia quel divino ondeggiamento d'idee confuse,
e brillanti di un indefinibile romanzesco, e di quella eccessivamente cara e
soave stravaganza {e maraviglia,} che ci solea rendere
estatici nella nostra fanciullezza. Dove che i moderni, determinando ogni
oggetto, e mostrandone tutti i confini, son privi quasi affatto di questa
emozione infinita, e invece non destano se non quella finita e circoscritta, che
nasce dalla cognizione dell'oggetto intiero, e non ha nulla di stravagante, ma è
propria dell'età matura, che è priva di quegl'inesprimibili diletti della vaga
immaginazione provati nella fanciullezza. (8. Gen. 1820.)