[1006,2] Ed è questa una naturale conseguenza della misera
spiritualizzazione delle cose umane, derivata dall'esperienza, dalla cognizione
sì propagata e cresciuta, dalla ragione, e dall'esilio della natura, sola madre
della vita, e del fare. Conseguenza che si può estendere a cose molto più
generali, e trovarla egualmente vera, sì nella teorica, come nella pratica.
Dalla quale spiritualizzazione che è quasi lo stesso coll'annullamento, risulta
che oggi in luogo di fare, si {debba} computare; e
laddove gli antichi facevano le cose, i moderni le contino; e i risultati una
volta delle azioni, oggi sieno
1007 risultati dei
calcoli; e così senza far niente, si viva calcolando e supputando quello che si
debba fare, o che debba succedere; aspettando di fare effettivamente, e per
conseguenza di vivere, quando saremo morti. Giacchè ora una tal vita non si può
distinguere dalla morte, e dev'essere necessariamente tutt'uno con questa
(1. Maggio 1821.).