[1035,2] Conchiudo. Se la lingua italiana, ch'è volgare, è
derivata dal latino, ella dunque non può essere
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derivata dal latino scritto sì diverso dal parlato, ma dirittamente viene
dall'antico volgare latino, ed è nella sostanza e nel suo fondo principale, lo
stesso che il detto volgare. E lo è per la circostanza della località (lasciando
ora le prove di fatto e di erudizione) più di quello che lo siano lo spagnuolo e
il francese. Questo ragionamento però vale per qualunque lingua derivata sì dal
latino, sì da qualunque altra lingua antica: e ciascuna lingua moderna derivata
da qualunque lingua antica, è derivata dal volgare di essa lingua, e non dallo
scritto. Che se la lingua tedesca, a detta del Tercier, è fra tutte ec. v. p. 1012. principio, questo accade perchè la lingua
antica teutonica scritta, come lingua incolta, o non bene determinata e formata
alla scrittura, come lingua illetterata ancorchè scritta, pochissimo o nulla
differiva dalla parlata e volgare. Ma altrettanta e forse maggiore uniformità si
vedrebbe fra l'italiano e l'antico volgare latino, se di questo si avesse
maggior notizia. E dico maggiore uniformità non senza ragione di fatto,
considerando la molta differenza che passa poi realmente fra l'odierno tedesco e
il teutonico (Andrès 2. 249. - 254.); e la
somma rassomiglianza che io in molti luoghi ho cercato di provare, fra
l'italiano,
1037 e il latino volgare antico. Così che
la lingua italiana in vece di essere la più moderna di tutte le viventi Europee,
come pretendono, (Andrès, 2. 256. e passim) si
verrebbe a conoscere o la più antica, o delle più antiche, perdendosi l'origine
di essa, e del suo uso, (non mai nel seguito interrotto, sebbene alterato) nella
oscurità delle origini dell'antichissimo e primo latino. A differenza dello
spagnuolo e del francese, perchè in queste nazioni l'uso del volgare latino, fu
certo molti e molti secoli più tardo che in italia.
(12. Maggio 1821.).