[1057,1] Ora lascerò stare che in quelle medesime parti di
letteratura che più soprastanno, e più furono coltivate in
italia; in quelle medesime dove noi primeggiamo su
tutti i forestieri, la nostra letteratura è ben lungi ancora dalla perfezione e
raffinatezza della greca e latina, che in queste tali parti sono, e furon prese
effettivamente a modelli, da' nostri scrittori: {e per
conseguenza propriamente parlando, sono ancora imperfette.} Ma la
nostra eloquenza, e più la nostra filosofia (e nella filosofia trovava povera la
lingua latina Lucrezio) non sono
solamente imperfette, ma neppure incominciate. Quanti altri generi di
letteratura, (prendendo questa parola nel più largo senso), e di poesia come di
prosa, o ci mancano affatto, o sono in culla, o sono difettosissimi! Lasciando
gl'infiniti altri, la lirica italiana, quella parte in cui
l'italia, a parere del Verri
(Pref. al Senof. del Giacomelli),
1058 e della
universalità degl'italiani, è senza
emola, eccetto il Petrarca che
spetta piuttosto all'elegia, chi può mostrare all'europa
senza vergogna? Gli sforzi del Parini
(veri sforzi e stenti, secondo me) mostrano e quanto ci mancasse, e quanto poco
si sia guadagnato.