[1128,2] Ho detto che intendeva per verbi radicali, fra le
altre cose, quelli non composti {e non derivati} da
nomi. Ma voleva dire da nomi noti, e da nomi non primitivi, perchè tutti i
metafisici moderni s'accordano, che tutte le le lingue son cominciate e derivano
da' nomi, e il vocabolario primitivo di tutti i popoli, fu sempre una semplice
nomenclatura. (Sulzer.) È dunque indubitato
che anche quei verbi latini che paiono radicali, derivano da nomi sconosciuti,
giacchè le radici d'ogni lingua furono i nomi soli, e volendo esprimere azioni,
1129 non s'inventarono certo nuove radici, che non
sarebbero state intese (giacchè gran tempo dovè passare prima che si pensasse a
formare i verbi, e la lingua, cioè la nomenclatura era già stabilita); ma si
derivarono dalle radici esistenti, cioè da' nomi. Ora vedendo che i verbi latini
che chiamiamo radicali, ossia che non hanno veruna derivazione nota, nè
composizione ec. hanno una sola sillaba radicale, si conchiude che le loro
radici vere, che certo furono nomi, tutte furono monosillabe, e che il primitivo
linguaggio latino, la fonte di tutta la lingua latina, fu tutto monosillabo.
Osserviamo per esempio i verbi pacare, regere, vocare,
ducere, lucere, necare. Questi cadono tutti, e perfettamente sotto le
osservazioni che ho stabilite: hanno una sola sillaba e 3 sole lettere radicali,
3. sillabe all'infinito ec. E tuttavia non gli possiamo chiamare radicali perchè
resta notizia de' nomi da cui sono formati, e son tutti monosillabi: pax, rex, vox, dux, lux, nex. E notate che di questi
monosillabi, alcuni esprimono delle cose che debbono essere state fra le prime
ad esprimersi in ogni linguaggio, come vox, lux, {+e similmente rex, e dux nella prima società.}
Così l'antico precare e lacere, che cadrebbono sotto la stessa categoria, sappiamo che vengono
da prex e lax monosillabi.
Così sperare da spes. Così
arcere da {+arx che significa luogo alto, cima, altezza
(idea {certo} primitiva nelle lingue) e quindi rocca, fortezza. V. p. 1204. fine. Così quiescere da quies, partire e partiri da
pars, tutte idee primitive. Lactare da lac. V. p. 2106.
principio.}
1130 Se così discorressimo intorno agli altri verbi
(dico latini propri ed antichi, e non presi poi manifestamente dal greco, o
d'altronde) che hanno una sola sillaba radicale, e che non si vede da qual nome
sieno derivate[derivati], potremmo forse più
volte ritrovare di questi nomi {perduti o mal noti,} e
tutti monosillabi. Legere lo fanno derivare da λέγω; e
lex
Cicerone e Varrone a legendo. Ma la natura delle cose porta che il nome sia
prima del verbo. Oltre ch'è più facile, più conforme al meccanico
dell'etimologia, ed al solito progresso delle parole il derivare legere da lex che viceversa.
Io penso che lex sia la radice di legere ed avesse primitivamente un significato perduto, diverso da
quello di legge, ed atto a produr quelli di legere. Fax vale face, e deriva, come pare, dal greco, ed è tutt'altra
parola da quella ch'io voglio dire. Penso cioè che facere derivi da un antichissimo monosillabo fax di significato analogo, e ne trovo un vestigio, anzi lo trovo
intero in artifex, pontifex, carnifex ed altri tali
composti. La prima parola è composta di ars e fax, la seconda di pons, e
fax, la terza di caro e
fax, cambiato in fex per
forza della composizione, come factus diviene fectus ne' composti, adfectus,
effectus, confectus ec. e facere
1131 nel perfetto ha feci, e
così iacere ha ieci, e {jactus fa}
adiectus, deiectus ec. Similmente che capere derivi da un antico monosillabo caps si può dedurre dai composti particeps, anceps, auceps ec. Fra' quali anceps, io credo assai più con Festo che sia derivato
dall'antica preposizione amphi rispondente alla greca
ἀμϕί, e troncata in am, e quindi in an dalla composizione (nel che tutti convengono), e da
caps appartenente a capere, di quello che a caput, come piace ad
altri, fra' quali il Forcellini. Giacchè mi pare che risponda
letteralmente al greco ἀμϕιλαϕής composto appunto di ἀμϕί e di λαμβάνω capio, piuttosto che ad ἀμφικάρηνος, come lo spiega il Forcellini, sebbene sia stato poi adoperato in
significazioni più conformi a questa seconda voce. Ma io credo poi che questo
caps sia la radice tanto di capere quanto di caput (ne' di cui composti
parimente si ravvisa, come biceps, triceps, praeceps).
La qual parola Varrone fa derivare da
capere
(ap. Lact.
de Opif. Dei c. 5.) ed io per lo
contrario {capere} da caput, o dalla stessa radice; dalla quale però io
credo derivato prima caput, e poi capere, o che essa radice, significasse da principio caput. Giacchè, lasciando che questo è nome, e quello
è verbo, è ben più naturale,
1132 che prima sia stata
nominata la parte principale del corpo umano, e poi l'azione del prendere. E non
so se possa qui aver niente che fare il nostro cappare
(volgarmente capare) che significa pigliare a scelta, e deriva da capo, quasi scegliere capo per capo, cioè
cosa per cosa, o scegliere un
capo, ossia una cosa, fra altri capi o cose. E così capere da
principio avrebbe voluto dire pigliare pel capo, o pigliare un capo cioè una
cosa, nominando la parte principale pel tutto, o prendendo la metafora
dall'essere il capo la parte principale dell'uomo: onde i latini, (ed anche oggi
gl'italiani testa, e i francesi tant par tête, cioè tant par chaque
personne. Alberti) dicevano caput per uomo, o persona, o individuo umano.
{+V. ancora il §. 6. 7. e 10. della Crusca, voce Capo, e i vocabolari francese e
spagnuolo ec. V. chef etc. e il lat. caput nelle significazioni di detti §§. della
Crusca, e così anche i Lessici greci. V. p. 1691.}