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[1159,1]  E così stimo che accada a tutte le lingue in ragione del tempo, dell'indole sua, e del ripulimento di esse lingue. E accadde, io penso, anche alla lingua greca. Giacchè, lasciando quello che si può notare negli scrittori greci più recenti, i dittonghi che da principio, e lungo tempo nel seguito si pronunziavano sciolti, si cominciarono a pronunziar chiusi, e questo costume, come osservò il Visconti, risale fino al tempo di Callimaco, se è veramente di Callimaco un epigramma che porta il suo nome, dove alle parole ναιχὶ[ναίχι] καλὸς si fa che l'eco risponda ἄλλος ἔχει * (epig. 30.), la qual cosa dimostra che lo scrittore dell'epigramma pronunziava nechi ed echi come i greci moderni, per naichi ed echei. E come io non  1160 dubito che i latini anticamente non pronunziassero i loro dittonghi sciolti siccome i greci, così mi persuado facilmente che a' tempi di Cic. e di Virg. li pronunziassero chiusi come oggi si pronunziano. (12. Giugno 1821.).