[1189,1] Dunque io non riconosco negli individui veruna
differenza di naturale disposizione ed ingegno a riconoscere e sentire il bello
ed il brutto ec.? Anzi la riconosco, ma non l'attribuisco a quello a cui si
suole attribuire: cioè ad un sognato magnetismo che trasporti gl'ingegni
privilegiati verso il bello, e glielo faccia sentire, e scoprire senza veruna
dipendenza dall'assuefazione, dall'esperienza, dal confronto; ad una simpatia
dell'ingegno {con un} bello esistente nella natura
astratta; ad un favore della natura che si riveli spontaneamente a questi geni
privilegiati ec. ec. Tutti sogni. Il genio del bello, come il genio della verità
e della filosofia, consiste unicamente nella delicatezza degli organi che rende
l'uomo d'ingegno 1. facile ed inclinato a riflettere, ad osservare,
1190 a notare, a scoprire le minute cose, e le minime
differenze: 2. a paragonare, e nel paragone ad essere diligente, minuto, e
ritrovare le minime disparità, le minime somiglianze, le menome
contrapposizioni, i menomi rapporti: 3. ad assuefarsi in poco tempo; e con poca
esperienza, poco vedere ec. poco uso insomma de' sensi, poco esercizio materiale
delle sue facoltà, contrarre un'abitudine: 4. a potere, mediante quello che già
conosce, indovinare in breve tempo anche quello che non conosce, in virtù della
gran forza comparativa che gli viene dalla delicatezza de' suoi organi; la qual
forza fa ch'egli ne' pochi dati che ha, scuopra tutti i possibili rapporti
scambievoli, e ne deduca tutte le possibili conseguenze. P. es. (non uscendo
dalla materia che abbiamo scelta) un fanciullo provvisto di quello che si chiama
genio, ha meno bisogno di vedere, di quello che n'abbia un altro d'ingegno
ottuso e torpido, per formarsi un'idea della bellezza umana; perchè concepisce
più presto l'idea delle proporzioni determinate, mediante una più minuta ed
attenta considerazione degli oggetti che vede, ed una più esatta comparazione di
questi oggetti fra loro. V. g. quel fanciullo d'
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ingegno torpido non si accorgerà della piccola differenza di struttura che è fra
quella bocca o quella fronte che vede, e quelle ch'è accostumato a vedere. Un
fanciullo d'ingegno fino, penetrante, arguto, riflessivo, cioè di organi
delicati, mobili, rapidi, pieghevoli, pronti, si accorgerà o subito, o più
presto, di detta differenza, e concepirà il senso e il giudizio della
sproporzione, e della bruttezza; {+perchè
gli oggetti che ha veduti gli ha osservati meglio, e osserva meglio questo
che or vede, e gli uni e l'altro gli fanno o gli hanno fatto, più viva, più
chiara e più costante impressione; dal che deriva la maggior facilità ed
esattezza della comparazione ch'egli fa in questo punto; comparazione ch'è
l'unica fonte dell'idea delle proporzioni e convenienze.} Ecco tutto
il genio. Così discorrete proporzionatamente di tutte le altre età, e di tutti
gli altri oggetti e facoltà, e vedrete come il genio di qualunque sorta, non sia
mai altro che una facoltà osservativa e
comparativa, derivante dalla
delicatezza, e più o meno perfetta struttura degli organi, che è quello che si
chiama maggiore o minore ingegno.
1623,2