[1191,1] 2. Se un fanciullo ha dintorno a se persone o di
forme notabilmente diverse, o di forme tutte brutte, e che tutte convengano in
una certa specie di bruttezza, l'idea ch'egli si forma della bellezza, e della
proporzione, è incertissima nel primo caso, e sta solamente sui generali (cioè
su quelle {sole} proporzioni che sono comuni a tutte le
persone che lo circondano): e nel secondo caso, egli concepisce espressamente
per bello, quello
1192 ch'è brutto, e che poi col più e
più vedere altre persone, arriva finalmente a riconoscere per brutto. Qui chiamo
in testimonio l'esperienza di tutti gli uomini del mondo, acciò mi dicano quanto
l'idea loro circa la bellezza e la bruttezza si sia venuta cambiando secondo
l'età, cioè a misura dell'esperienza della loro vista: e come quasi tutti
abbiano da fanciulli giudicate belle delle fisonomie, delle persone ec. che in
altra età sono loro sembrate brutte, e tali sembravano anche agli altri. Il che
deriva 1. dalla ragione ora detta, 2. dalla poca pratica di vedere che
ristringeva la facoltà del loro giudizio, e l'idea che essi avevano delle
proporzioni, limitandola necessariamente e in ogni caso, alla sola idea delle
proporzioni generali e comuni a tutti gli uomini, 3. da circostanze affatto
estrinseche al bello: p. e. la nostra balia ci par sempre bella, e così tutte
quelle persone che ci accarezzano da fanciulli ec. ec. Allora il giudizio della
bellezza era effetto di queste tali impressioni (e non del bello). E si
giudicava poi bello appoco appoco, quello che somigliava a queste tali
fisonomie, sulle quali ci eravamo formata l'idea del bello umano, ancorchè
fossero bruttissime. E siccome le impressioni della fanciullezza sono vivissime,
così per effetto loro,
1193 e delle così dette simpatie
ed antipatie, che sono uno de' loro effetti, accade che per lungo tempo e forse
sempre, ci troviamo inclinati a giudicare favorevolmente di persone bruttissime,
ma somiglianti a quelle che da piccoli ci parvero belle, e massime di queste
medesime; le quali, ancorchè brutte, non ci parranno mai più, brutte veramente;
ma solo il nuovo abito {di vedere,} e quindi il nuovo
modo che abbiamo contratto di giudicare della bellezza, ce {le} faranno giudicare, ma non parer brutte. E ci bisognerà sempre una
riflessione, ed un confronto espresso colle nostre nuove idee del bello, per
giudicar brutte quelle persone, che a prima vista, e senza considerazione, non
ci parranno mai tali. Massime se il nostro ingegno è torpido e difficile a
contrarre nuove abitudini: perchè nel caso contrario più facilmente ci riesce di
formare intorno all'estrinseco di quelle persone un giudizio conforme alle nuove
idee del bello che abbiamo acquistato colla maggiore esperienza de' sensi. Prove
più certe che l'idea del bello non sia nè assoluta, nè innata, nè naturale,
{nè immutabile,} nè dipendente da un tipo (col
quale avremmo potuto paragonare quelle fisonomie), non credo che si possano
desiderare.
1198,3