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[1194,1]   1194 3. L'uomo, se ben considereremo, non giudica mai della bellezza nè della bruttezza, se non comparativamente, e l'idea del bello è sempre comparativa e quindi relativa. Noi giudichiamo della bellezza estrinseca dell'uomo, sia reale, sia imitata, molto più finamente che di qualunque altro bello fisico. Perchè? Perchè naturalmente facciamo ed abbiamo fatto maggiore attenzione alle forme de' nostri simili, che di qualunque altro oggetto, e ne abbiamo notate le menome parti, le possiamo paragonare fra loro, e quelle di un individuo con quelle di un altro, o della generalità; e in questo modo, abbiamo distinta e minuta ed esatta l'idea acquisita delle proporzioni e convenienze relative alla figura dell'uomo, e delle sproporzioni e sconvenienze, che è quanto dire della bellezza e della bruttezza umana. Ma poniamo un individuo umano che non abbia mai veduto alcuno de' suoi simili. Egli non saprà giudicare della bruttezza o bellezza loro in nessun modo, quando ne vegga qualcuno, massimamente se ne vede qualcuno isolato. Se però egli non avrà posta molta attenzione alle sue proprie forme, alla sua fisonomia, specchiandosi p. e. nelle fontane ec. Ed allora il giudizio ch'egli porterà delle forme di quel tal uomo, sarà pur comparativo, cioè comparativo alla sua propria  1195 forma, e quindi non si accorderà col giudizio generale, o solamente a caso. E se egli avrà avuta molta pratica di qualche altra specie di animali, come cani, o cavalli ec. egli sarà molto meglio a portata di giudicare della bellezza di questi, che di quella dell'uomo. E nel detto giudizio sarà meglio d'accordo col giudizio comune degli uomini. Dico degli uomini, e non già di quegli stessi animali, i quali, come gli uomini, ponendo maggiore attenzione alle forme de' loro simili, ne giudicano molto diversamente, e più distintamente ed esattamente degli uomini: {+in proporzione però della facoltà de' loro organi molto meno disposti o meno esercitati ad osservare, a paragonare, a riflettere, di quelli dell'uomo, e massime dell'uomo {o del fanciullo} incivilito più o meno.} Bensì è vero che quel tal uomo che abbiamo supposto, si sentirà forse inclinato verso quel suo simile più di quello che fosse verso qualunque altra specie d'animali, con cui fosse addomesticato; e massimamente se quel suo simile è di diverso sesso. Ma questa è inclinazione materiale ed innata della natura sua, del tutto indipendente dall'idea del bello, e dal giudizio delle forme: è inclinazione e πάϑος ossia passione, e non idea. E questo tal uomo, vedendo molti suoi simili tutti in un tratto per la prima volta, non conoscerà fra loro, nelle loro forme e fisonomie ec. quasi alcuna differenza, come è già noto che accade p. e. all'Europeo che vede per la prima volta degli Etiopi, o de' Lapponi. Tutti gli paiono appresso a poco della stessa forma e fisonomia, e nessuno più bello nè più brutto  1196 degli altri. Questo appunto accade al fanciullo, nel primo veder uomini che gli accade, e va poi appoco appoco acquistando l'idea {ed il senso} della loro bellezza o bruttezza, per sola comparazione, cominciando a notare le minute parti, e paragonandole, e scoprendo le minute differenze negl'individui. Questo è ciò che ci accade negli animali, i quali tutti ci paiono appresso a poco p. e. della stessa fisonomia (dentro i limiti di una stessa specie); e quando anche facendoci l'occhio appoco appoco, arriviamo a portare un giudizio comparativo circa la bellezza comparativa delle loro forme, 1. questo ci accade solamente negli animali che più si trattano e più si osservano, come cavalli, cani, buoi ec. chè della bellezza p. e. del lione individuo, nessun uomo ch'io sappia, nè si arroga, nè pensa pure di giudicare: 2. questo giudizio è certo assai meno esatto di quello degli stessi animali di quella specie, ed è credibile che bene spesso sia contrarissimo al giudizio degli stessi animali, perchè noi giudichiamo delle loro forme colle idee che abbiamo delle proporzioni (diverse dalle loro), e comparativamente piuttosto ad altre specie, e ad altri oggetti, che alla propria specie loro, del che dirò poco appresso. {+Un bambino e un animale confondono facilmente un pupazzo, una statua, una pittura ec. cogli oggetti che rappresentano, perchè sopra questi hanno fatta poca osservazione: meno facilmente però, o meno durevolmente, se l'oggetto rappresentato è della propria specie e forma, perchè nella forma della loro specie hanno posta naturalmente più attenzione.}

1399,12563,12564,1