[1267,1] Nel quarto luogo che dirò della scrittura? {{1.}} O della sua mancanza (giacchè è più che verisimile
che quando gli uomini e le lingue si divisero e sparsero, non si avesse ancora
nessuna notizia della scrittura alfabetica, nè di segno alcuno de' suoni, trattandosi che la lingua {stessa} allora parlata, era così bambina come abbiamo
probabilmente conghietturato dagli effetti); mancanza che toglieva ogni
1268 stabilità, ogni legge, ogni forma, {ogni certezza, ogni esattezza,} alle parole, ai modi,
alle significazioni; e lasciava la favella fluttuante sulle bocche del popolo, e
ad arbitrio del popolo, senza nè freno, nè guida, nè norma. Dal che quante
variazioni derivino, lo può vedere chiunque osservi i dialetti ne' quali sempre
o quasi sempre si divide una stessa lingua parlata, quantunque già formata e
applicata alla scrittura; e insomma le infinite diversità che a seconda de'
tempi e de' luoghi patisce quella lingua che il popolo parla, ancorchè ella
stessa sia pure scritta ec. Che se da questo che noi vediamo, rimonteremo a
quello che doveva essere in quei tempi, dove l'ignoranza dell'uomo era somma,
somma l'incertezza e l'ondeggiamento di tutta la vita, ec. ec. potremo
facilmente vedere, che cosa dovessero divenire, e quante forme prendere {o} la lingua primitiva o le sottoprimitive, mancanti
dell'appoggio, e dell'asilo non pur della letteratura, ma della stessa scrittura
alfabetica.