[1292,1]
Alla p. 1242.
Non è dunque da maravigliarsi che la lingua italiana fra le moderne sia tenuta
la più ricca. (Monti.) Ho già mostrato come la vera fonte
della ricchezza delle lingue antiche, consistesse nella gran facoltà dei
derivati e de' composti, e come questa sia la principal fonte della ricchezza di
qualsivoglia lingua, e quella che ne manca o ne scarseggia, non possa esser mai
ricca. La lingua italiana la quale cede alla greca e latina nella facoltà de'
composti (colpa più nostra che sua), abbiamo veduto
1293 e si potrebbe dimostrare con mille considerazioni, che nella facoltà dei
derivati, e nell'uso che finora ha saputo fare di tal facoltà, piuttosto vince
dette lingue, di quello che ne sia vinta. Sarà dunque vero che la lingua
italiana sia la più ricca delle moderne, e questa superiorità sua, che una volta
fu effettiva (e per le dette ragioni), non passerà come parecchie altre, se noi
non la spoglieremo di quelle facoltà che la producono, e sole la possono {principalmente} produrre; e che per l'altra parte sono
proprie della sua indole. Cioè se non la spoglieremo della facoltà di crear
nuovi composti e derivati, disfacendo quello che fecero i nostri antichi.
Giacchè l'impedire alla lingua {+(e ciò
per legge costante) che non segua ad} che non esercitare le facoltà
generative datele da quelli che la formarono, {è lo stesso
che spogliarnela, e quindi} si chiama disfare e non conservare l'opera
dei nostri maggiori.