[1325,1]
1325 Se quella cosa straordinaria o irregolare nel
bello, e dentro i limiti del bello, diventa ordinaria e regolare, non produce
più il senso della grazia. Perduto il senso dello straordinario si perde quello
del grazioso. Una stessa cosa è graziosa in un tempo o in un luogo, non graziosa
in un altro. E ciò può essere per due cagioni. 1. Se quella tal cosa per alcuni
riesce straordinaria per altri no. Il parlar toscano riesce più grazioso a noi
che a' Toscani. Così le Fiorentinerie giudiziosamente introdotte nelle scritture
ec. Così l'eleganza e la grazia de' Trecentisti la sentiamo noi molto più che
quel tempo che li produceva; molto più di quegli stessi scrittori, i quali forse
non vollero nè cercarono d'esser graziosi, ma pensarono solo a scrivere come
veniva, e a dir quello che dovevano; nè s'accorsero della loro grazia: e lo
stesso dico de' parlatori di quel tempo. Lo stesso delle pronunzie {o dialetti} forestieri {ec.} i
quali riescono graziosi fuor della patria, non già in patria. 2. Se quel tale
straordinario o irregolare ec. ad altri riesce compatibile col conveniente, col
bello ec. ad altri incompatibile, eccessivo, e distruttivo della regola, del
conveniente, del bello ec. Una stessa pronunzia
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ec. forestiera, riesce graziosa in un luogo dove la differenza è leggiera ec. e
sgraziatissima in un altro, dove ella contrasta troppo vivamente {e bruscamente} colla pronunzia, coll'assuefazione
indigena ec. ec. Così dico dell'eccesso delle Toscanerie popolari nelle
scritture, {che a noi riesce affettato,} ec. ec. {+Ma anche questo giudizio è soggetto a
variare, e quella stessa pronunzia o dialetto ec. che riusciva
insopportabile a quella tal persona, coll'assuefarvisi ec. arriverà a
parergli anche graziosa. Così dico d'ogni altro genere, e l'esperienza n'è
frequente.}