[1491,1] Diranno che questo la lingua italiana l'ha già fatto
ec. Negolo risolutamente. Convengo che la lingua italiana, servendosi sì delle
fonti latine, coll'attingerne più di quello che il linguaggio popolare ne avesse
attinto; sì della vivacità della immaginazione italiana, con bellissima e somma
facoltà di metafore ec. ec. sì di molti altri mezzi, non sia giunta a
proccurarsi una proprietà, una copia, una ricchezza, una facoltà insomma di
esprimersi maggiore forse che qualunque altra moderna; eccetto però nelle
materie filosofiche,
1492 e in tutto ciò che ha bisogno
di precisione (diversa dalla proprietà), e generalmente nelle cose moderne, e
posteriori a' suoi buoni tempi. {+Non
nego neppure che la lingua italiana non abbia conservato della sostanza
materna assai più delle altre, e meglio, secondo che ho spiegato p. 1503.} Ma ch'ella sia,
non ostante la sua gran copia di sinonimi, anzi a causa in gran parte di questa,
inferiore ancora non poco alla proprietà, ed alla ricchezza della sua madre, chi
ne dubita? E si può veder chiaramente nelle traduzioni. Pigliate una carta, non
dico di Tacito o di
Sallustio, ma di Livio o di Cicerone, e senza curarvi dell'eleganza, vedete se v'è possibile di
rendere {così} esattamente ogni parola e ogni frase,
che la vostra traduzione dica precisamente quanto il testo, {e} nè più nè
meno. Vedrete quanto manchi ancora alla lingua italiana per riuscirci, quante
parole e modi latini non abbiano affatto l'equivalente in italiano, e quanti
sensi, minuti sì ma distintissimi, non si possano assolutamente significare
nella nostra lingua, ch'è pur nelle traduzioni ec. la più potente delle tre
sorelle. E dovrete convenire che lo scrivere
1493
italiano è ancora generalmente e complessivamente inferiore visibilmente al
latino, nella proprietà, e nella varietà dell'espressione adattate alle minute
varietà delle cose: e questo anche indipendentemente da quelle sottilissime ma
effettive differenze che hanno tra loro {i significati delle
parole e frasi le} più omonime nelle diverse lingue, anche le più
affini.