[154,1]
Da quello che dice Montesquieu
Essai sur le Goût. Des plaisirs de l'ame.
p. 369.-370. deducete che le regole della letteratura e belle arti non
possono affatto essere universali, e adattate a ciascheduno. Bensì è vero che la
maniera di essere di un uomo nelle cose principali e sostanziali è comune a
tutti, e perciò le regole capitali delle lettere e arti belle, sono universali.
Ma alcune piccole o mediocri differenze sussistono tra popolo e popolo tra
individuo e individuo, e massimamente fra secolo e secolo. Se tutti gli uomini
fossero di vista corta, {come sono molti}
l'architettura in molte sue parti sarebbe difettosa, e converrebbe riformarla.
{Così al contrario. Intanto ella è difettosa veramente
rispetto a quei tali.} Gli orientali aveano ed hanno più rapidità,
vivacità, fecondia ec. di spirito che gli europei. Perciò quella soprabbondanza
che notiamo nelle loro poesie ec. se sarebbe difetto tra noi, poteva non
esserlo, o esser minore appresso un popolo più capace per sua natura di seguire
e di comprendere coll'animo suo quella maniera del poeta. Lo stesso dite
dell'oscurità, del metaforico eccessivo per noi, {delle
sottigliezze, delle troppe minuzie,} dell'ampolloso ec. ec. E questa
distinzione fatela anche tra i popoli europei, e non condannate una letteratura
perchè è diversa da un'altra stimata classica. Il {tipo o la
forma del bello} non esiste, e non è altro che l'idea della
convenienza. Era un sogno di Platone che
le idee delle cose esistessero innanzi a queste, in maniera che queste non
potessero esistere altrimenti {v. Montesq.
ivi. capo 1. p. 366.} quando la loro maniera
di esistere è affatto arbitraria e dipendente dal creatore, come dice Montesquieu, e non ha nessuna ragione
per esser piuttosto così che in un altro modo, se non la volontà di chi le ha
fatte. E chi sa che non esista un altro, o più, o infiniti altri sistemi di cose
così diversi dal nostro che noi non li possiamo neppur concepire?
155 Ma noi che abbiamo rigettato il sogno di Platone conserviamo quello di un tipo
immaginario del bello. (V. il discorso di
G. Bossi nella B. Italiana). Ora l'idea della
convenienza essendo universale, ma dipendendo dalle opinioni caratteri costumi
ec. il giudizio e il discernimento di quali cose convengano insieme, ne deriva
che la letteratura e le arti, quantunque pel motivo sopraddetto siano soggette a
regole universali nella sostanza principale, tuttavia in molti particolari
debbano cangiare infinitamente secondo non solamente le diverse nature, ma anche
le diverse qualità mutabili, vale a dire opinioni, gusti, costumi ec. degli
uomini, che danno loro diverse idee della convenienza relativa.