[155,1] E similmente osservate quanto sia vano il pensare
{così assolutamente} che la musica perchè diletta
sommamente l'uomo debba fare effetto sulle bestie. Distinguete suono {(sotto questo nome intendo ora anche il canto)} e
armonia. Il suono è la materia della musica, come i colori della pittura, i
marmi della scoltura ec. L'effetto naturale e generico della musica in noi, non
deriva dall'armonia ma dal suono, il quale ci elettrizza e scuote al primo tocco
quando anche sia monotono. Questo è quello che la musica ha di speciale sopra le
altre arti, sebbene anche un color bello e vivo ci fa effetto, ma molto minore.
Questi sono effetti e influssi naturali, e non bellezza. L'armonia modifica
l'effetto del suono, e in questo (che solo appartiene all'arte) la musica non si
distingue dalle altre arti, giacchè i pregi dell'armonia consistono nella
imitazione della natura {quando esprimono qualche
cosa,} e in seguire quell'idea della convenienza dei suoni ch'è
arbitraria e diversa in diverse nazioni. Ora il suono non è difficile che faccia
effetto anche nelle bestie, ma non è necessario, e massimamente quegli stessi
suoni che fanno effetto nell'uomo (quando vediamo {anche tra
gli uomini} che certe nazioni si dilettano di suoni tutti diversi da'
nostri, e per noi insopportabili).
156 I loro organi, e
indipendentemente da questi, la loro maniera d'essere è differente dalla nostra,
e non possiamo sapere qual sia l'effetto di questa differenza. Tuttavia se
questa non sarà molto grande, {o} almeno {avrà} qualche rapporto con noi in questo punto, il suono
farà colpo in quei tali animali, come leggiamo dei delfini e dei serpenti (V. Chateaubriand). Ma l'armonia è bellezza. La bellezza non è
assoluta, dipendendo dalle idee che ciascuno si forma della convenienza di una
cosa con un'altra, laonde se l'astratto dell'armonia può esser concepito dalle
bestie, non perciò per loro sarà armonia e bellezza quello ch'è per noi. E così
non è la musica come arte ma la sua materia cioè il suono che farà effetto in
certe bestie. E infatti come vogliamo pretendere che le bestie gustino la nostra
armonia, se tanti uomini si trovano che non la gustano? Parlo di molti individui
che sono tra noi, e parlo di nazioni, come dei turchi che hanno una musica che a
noi par dissonantissima e disarmonica. Eccetto il caso che qualche animale si
trovasse in disposizione così somigliante alla nostra, che nella musica potesse
sentire se non tutta almeno in parte l'armonia che noi ci sentiamo, vale a dire
giudicare armonico quello che noi giudichiamo. Il quale effetto è più difficile
assai dell'altro sopraddetto del suono, tuttavia non è affatto inverisimile.
(6. Luglio 1820.).