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[1565,2]  L'individuo non è virtuoso, la moltitudine sì, e sempre, per le ragioni e nel senso che ho sviluppato altrove pp. 892.ff.. Quindi in uno stato dove il potere o parte di esso sta in mano della nazione, la virtù ec. giova, perchè la nazione (che tiene il potere) l'ama; e perchè giova, perciò è praticata più o meno, secondo le circostanze, ma sempre assai più e più generalmente che nello stato dispotico. {La virtù è utile al pubblico necessariamente. Dunque il pubblico è necessariamente virtuoso o inclinato alla virtù, perchè necessariamente ama se stesso e quindi la propria utilità. Ma la virtù non è sempre utile all'individuo. Dunque l'individuo non è sempre virtuoso nè necessariamente. Oltre ch'è ben più facile e ordinario ingannarsi un individuo sulle sue vere utilità, che non la moltitudine. Ma in ogni modo l'individuo cerca il suo proprio bene, il pubblico cerca il suo (vero o falso, con mezzi acconci o sconci): questa è virtù sempre e in qualunque caso, quello egoismo e vizio.} Parlo principalmente delle virtù pubbliche, cioè di quelle virtù grandi,  1566 i cui effetti, o i cui esempi si stendono largamente, in qualunque modo avvenga. Ma non intendo di escludere neppure le virtù private e domestiche, alle quali quanto sia favorevole (massime alle virtù forti e generose) lo stato popolare, e sfavorevole il dispotico, lo dicano per me le storie antiche e moderne; lo dica fra le altre la storia della Francia monarchica, e della Francia repubblicana, lo dica l'inghilterra ec.

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