[1566,1] Quando l'utile non è se non ciò che piace
agl'individui, e questi non sono, e quasi non possono esser virtuosi, o lo sono
momentaneamente, o questo sì e quello no, e cento altri nò[no]; quando l'utilità insomma delle virtù dipende dal
carattere, dalle inclinazioni, dalle voglie, dai disegni degl'individui, e per
conseguenza la virtù, quando anche giovi talvolta, non giova costantemente ed
essenzialmente, ma per circostanze accidentali, non è possibile che quella tal
nazione sia abitualmente e generalmente virtuosa, e {che
gl'individui di lei} si allevino in quella virtù che da un momento
all'altro può divenir loro non solo inutile, ma anche dannosissima. La virtù
allora
1567 non sussistendo che nelle apparenze, quando
queste bisognino, non è virtù, ma calcolo, finzione, e quindi vizio. E bisogna
ch'ella sia {sempre} finta nei sudditi, perch'essi,
quando anche giovi oggi, non possono sapere se gioverà domani, dipendendo la sua
utilità non dalla sua natura, {+nè da
circostanze essenziali, e stabilmente fondate nella loro ragione,} ma
dall'essere amata o non amata da individui, che per lo più non l'amano, e che se
non altro, oggi possono amarla e domani no, amarla questo, e odiarla {quello, o} il suo successore. ec. ec.