[1567,1] Oltracciò quelle qualità che {si} esercitano per piacere ad una società molto estesa, come dire
alla nazione, sono quasi inseparabili {+(quando anche fossero finte, nel qual caso non giovano
costantemente)} da una certa grandezza d'animo; e contribuisce questa
circostanza a render gli uomini virtuosi ec. e veramente virtuosi. Anche lo
stesso far corte a una nazione {per ottenerne il
favore,} ingrandisce l'animo, ed è compatibile colla virtù. Il
soggettarsi alla nazione è piuttosto grandezza che bassezza. Dove che il far
corte all'individuo per cattivarsene la grazia, il soggettarsi ad un uomo uguale a voi, e nel quale non vedete
nessuna buona {e sublime} ragione di predominio,
nessuna
1568 bella illusione che nobiliti il vostro
abbassamento (come accade riguardo alla nazione, la cui moltitudine pone quasi
lo spettatore in una certa distanza, e la distanza dà pregio alle cose; alla
nazione dove sempre si suppongono grandi e buone qualità in massa); tutto questo
dico impiccolisce, avvilisce, abbassa, umilia l'animo, e gli fa ben sentire il
suo degradamento, laonde è incompatibile colla virtù; perchè chi ha forza di far
questo, ha perduto la stima di se stesso, fonte, guardia, e nutrice della virtù;
e chi ha perduto la stima di se, e consentito a perderla, {e
non se ne pente, nè cerca ricuperarla ec. {+o chi non l'ha mai posseduta nè
curata,}} non può assolutamente essere virtuoso. (26.
Agosto 1821.).