[1573,2] Ma ora lo considero in quanto ha relazione a quel
perpetuo desiderio e scontentezza che lasciano, siccome tutti i piaceri,
1574 così quelli che derivano dalla lettura, e da
qualunque genere di studio; ed in quanto si può riferire a quella inclinazione e
spasimo dell'uomo verso l'infinito, che gli antichi, anche filosofi, poche volte
e confusamente esprimono, perchè le loro sensazioni essendo tanto più vaste e
più forti, le loro idee tanto meno limitate e definite dalla scienza, la loro
vita tanto più vitale ed attiva, e quindi tanto maggiori le distrazioni de'
desiderii, che la detta inclinazione e desiderio non potevano sentirlo in un
modo così chiaro e definito come noi lo
sentiamo.